A volte mi succede di vagare con la mente e passeggiare tra i pensieri. Mi scorrono davanti immagini, luoghi, suoni, persone,situazioni
che ho vissuto, assaporato, sentito e penso a quanto tempo della mia vita è passato; dopo giochi da bambino,incoscienze di gioventù e pensieri da adulto, sono approdato in quel periodo, – non ci credo! – che si chiama “quasi terza età”.
Quei pensieri sono i mattoni della mia esistenza e in ognuno di essi c’è un tempo che è trascorso: ci sono mattoni molto vecchi che si riferiscono alla mia infanzia, altri molto stagionati che vanno di pari passo con la mia giovinezza, poi quelli da uomo adulto ed infine quelli della maturità (vecchiaia?).
Su ogni mattone ci sono fatti, emozioni, momenti felici ed altri un po’ meno. Ora, riguardando quei mattoni, vedo anche la malta che li unisce e mi spiega comportamenti, scelte, piaceri e dispiaceri.
Circa dieci anni fa, in età matura, sono stato preso da una curiosità: capire come certe piante – che normalmente si vedono nei campi, nei boschi, in collina ed in montagna – venivano coltivate in vaso ed erano così affascinanti da lasciarti senza parola. Anzi no.. non potevi non esclamare: “che meraviglia!!!!”. Ho cercato chi potesse aiutarmi ed ho trovato il mio Club. Già, il Bonsai Club di Conegliano, dove ho trovato tanti amici che mi hanno insegnato tutto sul bonsai.
Frequentando il Club mi sono reso conto che l’olivo era la pianta che prediligevo. E qui tornano in campo i miei famosi mattoni, sono andato a rivisitare quelli più antichi, quelli dell’infanzia; mi sono rivisto bambino correre tra questi campi ed ho considerato che i mattoni della nostra esistenza interagiscono tra di loro in modo autonomo, determinando il gradimento per persone e cose. Aver provato più soddisfazione nel modellare l’olivo, in particolare quello che si mostra molto vecchio, evidentemente mi riporta alla memoria alberi così.
Rispetto ad alberi di questo genere non c’è soltanto l’interesse botanico per l’essenza, ma anche la curiosità di conoscerne la storia. Ricordo quando, attratto dal grande tronco – formato da parti separate tra loro, tanto che io ci potevo passare attraverso…..
chiedevo ai vecchi l’età delle piante: loro mi rispondevano ”ah figlio mio, da quando sono nato li ho visti sempre così !“. Capivo allora che molti anni, oggi direi secoli, erano passati da quando qualcuno li aveva piantati (considerato che – lo so per certo – quelli piccoli della 1^foto hanno circa 50 anni). Ricordo la meraviglia e lo stupore nell’osservare le grandi radici che affondavano nel terreno;
sempre loro, i vecchi, mi spiegavano che le grandi radici erano necessarie per sopravvivere in una terra come la nostra, bella, generosa ma difficile e mi fermo qui. L’ammirazione diventa amore, rispetto, soggezione quando ti trovi di fronte ad una pianta di questa maestà. In lei si vedono la vita e la fatica per vivere, il tempo che è
passato e la voglia di futuro, i segni del tempo e le cure dell’uomo, quanto ha dato e quanto ancora è in grado di dare. E’ una creatura che ha visto passare secoli, molto probabilmente millenni, ha vissuto avvenimenti antichi, ha visto eserciti fronteggiarsi, ha sfidato il tempo e la storia ed è ancora lì. E io, da quasi vecchio, posso dire: l’ho vista sempre così.
Mi piace pensare che all’anno “uno” del nostro tempo questa pianta era già al suo posto.
Quelli che Vi ho presentato sono gli olivi del Salento affascinanti e spettacolari, muti testimoni dello scorrere della vita che in questa terra sa di sole, mare e vento.
Concludo la passeggiata tra i miei pensieri considerando che è nostro dovere preservare e proteggere la natura e, con lei, queste creature che tanto hanno visto e tanto hanno dato. Dobbiamo permettere a chi verrà dopo di noi di godere della presenza di queste piante che sicuramente produrranno emozioni, curiosità e rispetto e faranno esclamare ai futuri osservatori: “che meraviglia!!!!”.
Antonio Tanieli
socio Bonsai Club Conegliano


